Elisa Ercoli - Presidente di Differenza Donna

Nota Stampa Differenza Donna su ddl

Nota Stampa Differenza Donna su ddl:

Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna.
“Differenza Donna Aps accoglie con favore le novità introdotte dal ddl, misure utili a proteggere le vittime, fermare i violenti, aumentare l’efficacia dei procedimenti, impedire rischi ulteriori per le donne ed i loro figli e figlie.
Esprimiamo però grande preoccupazione per diversi importanti punti lasciati fuori, primo fra tutti la prevenzione in particolare interventi di formazione alla rete antiviolenza: servizi sociali, Forze dell’ordine e Giudici. In Italia abbiamo poche buone pratiche e pochi operatori di giustizia pronti ad applicare quanto già previsto dalle nostre leggi, dalla Convenzione di Istanbul e ora da questo ddl.
Nel nostro Paese, la violenza maschile sulle donne non è un tema “emergenziale”: siamo stati condannati dalla Corte Europea dei diritti umani e ripresi dai vari organismi internazionali. Le leggi servono se le persone sono in grado di applicarle e purtroppo questa non è la nostra situazione. Sia nelle istituzioni che nella società civile ci portiamo dietro retaggi culturali e stereotipi che non fanno vedere la gravità della violenza e dei crimini violenti contro le donne, ma anzi spostano verso la giustificazione del violento. Solo la formazione, con il coinvolgimento dei Centri antiviolenza, con acquisizione di competenze e del giusto punto di vista, può rendere efficaci le leggi.
A nostro parere serve prevedere subito un maggior numero di posti nelle case rifugio per le donne i/le bambine/i: ad oggi non arriviamo al 10% dei posti che dovremmo avere per lo standard europeo che parla di 1 posto ogni 15.000 abitanti. Su questo non possiamo aspettare oltre: avere posti significa salvare vite ed è per questo che i centri anti-violenza devono coprire l’intero territorio nazionale.
Un altro aspetto davvero importante che dobbiamo affrontare è partire dai giovanissimi per fare davvero prevenzione. Sappiamo che le nuove generazioni di maschi sono ancora più violenti delle generazioni precedenti: un dato terribile e ormai evidente. Le donne che oggi arrivano da noi arrivano prima e più informate, ma ci raccontano che i giovani uomini, loro partner, o ex partner, sono diventati più violenti in un tempo molto breve. La cosiddetta “escalation della violenza” è più veloce e più pericolosa.
Abbiamo quindi il dovere di ripartire dalle scuole con grandi investimenti perché possano godere di spazi di formazione e non solo di apprendimento. Perché vi siano di insegnanti che abbiano agio e strumenti, tempi e spazi di discussione ed elaborazione. Vorremmo vedere un’azione strutturale e forte su questo.
Vi è anche un enorme bisogno di raccolta dati sui fenomeni relativi a femminicidi, violenze, molestie nei luoghi di lavoro. Non avere un’elaborazione condivisa e autorevole di cosa accade porta ad una continua mistificazione e riduzione della gravità del fenomeno da parte dei media e delle Istituzioni.
Tra le cose che nel ddl non troviamo c’è un impegno maggiore in tema di comunicazione: abbiamo bisogno di campagne contro la violenza maschile contro le donne e di un massiccio impiego e impegno del Servizio pubblico radiotelevisivo su questo. Non bastano due giorni l’anno (8 marzo e 25 novembre) per contribuire ad un cambiamento culturale urgente e per diffondere messaggi che contrastino prevaricazioni, violenze, #discriminazioni di genere. Con la comunicazione potremmo fare molto: ad esempio salvare le nostre #giovani dalla violenza digitale, contrastare bullismo e odio in rete, ma anche costruire linee guida e materiale informativo per far sì che tutti sappiano come poter disporre delle norme contro la violenza.
Non possiamo non dichiarare con grande determinazione che prima ancora di cambiare gli uomini violenti dobbiamo pretendere che a cambiare siano le istituzioni, le Forze dell’Ordine, i servizi sociali, la #magistratura. Con loro la società civile potrà riconoscersi, nel rispetto nelle relazioni, il primo valore identitario. Siamo pronte per una interlocuzione con la Ministra #Roccella e il Ministro Piantedosi, confidando vogliano coinvolgere tutto l’arco parlamentare e noi #donne dei Centri antiviolenza per realizzare ciò che manca e per costruire cultura e sensibilità, senza le quali rischiamo di continuare a vedere morire le donne di certo di non vedere applicato questo ddl.”
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