Empowerment e sostegno
L’Associazione, consapevole della discriminazione economica delle donne in generale nel paese e della problematica della violenza economica che subiscono dentro e fuori la famiglia, dedica attenzione e spazi al necessario supporto di orientamento al lavoro e di empowerment specifico alle donne con l’intento di costruire percorsi personali e collettivi di fuoriuscita dalla condizione di svantaggio in cui si trovano.
La strutturale disuguaglianza di genere, accompagnata dalla mancanza di adeguati servizi pubblici di assistenza all’infanzia, agli anziani, ai disabili, e, più in generale, di supporto alle famiglie ed alla conciliazione vita-lavoro, (segnale chiaro di un evidente indebolimento del welfare pubblico) e/o trasferimenti monetari a sostegno delle famiglie più numerose, aggrava maggiormente il ruolo sociale delle donne come ruolo di cura, di responsabilità tutta domestica. Tutti questi fattori hanno portato una parte della componente femminile della popolazione ad accettare (più o meno volontariamente) di non partecipare, o comunque partecipare meno, al mercato del lavoro. Questa scelta però, in molti casi,determina un maggior rischio di povertà, nonché una probabilità più alta di rimanere socialmente escluse da dinamiche di inclusione e sviluppo personale e collettivo.
(Il rapporto ISTAT La povertà in Italia dimostra che sono ancora troppe le disuguaglianze che affliggono in generale la popolazione. A pagarne il prezzo più alto sono le donne: sono 2 milioni 277mila quelle che vivono in condizioni di indigenza, più numerose - in termini assoluti - di minori, giovani e anziani).
Se la discriminazione economica e lavorativa è valida in generale per tutte le donne, la situazione è certamente ancor più critica per le donne sopravvissute alla violenza maschile per le quali le difficoltà nel raggiungere una autonomia, anche economica, spesso, aumenta a livello esponenziale.
Attraverso l’accoglienza e l’ascolto delle donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza, e alle ospiti delle Case Rifugio, l’Associazione è in grado di verificare sul campo le difficili condizioni socio-lavorative-economiche che vivono. Da questo punto di vista, i Centri rappresentano un “osservatorio privilegiato”, fonte di informazioni e dati che altrimenti non sarebbe possibile rilevare così dal “vivo”.
I dati di seguito riportati sono relativi all’anno 2016 e riguardano le donne che hanno fruito dei servizi erogati dai CAV del Lazio gestiti da Differenza Donna.
Su una popolazione di circa 900 donne che hanno fruito dei servizi erogati il 71% sono quelle in età compresa tra i 18 ed i 60 anni, quindi in età lavorativa.
Le donne di cui è stato possibile rilevare lo stato occupazionale rappresentano il 64% del totale, di queste ben il 50% risulta disoccupata o inoccupata. (Fonte: elaborazioni Differenza Donna su dati dei CAV gestiti dall’Associazione nella regione Lazio).
Questi dati rappresentano un forte stimolo spinge l’Associazione sempre di più ad avere consapevolezza del legame stretto tra processi di enpowerment e avviamento al lavoro e possibilità di uscita dalla violenza delle donne accolte e ospiti. Inoltre, dall’esperienza diretta nei Centri risulta che le donne hanno spesso rapporti familiari praticamente inesistenti o estremamente difficili e una rete di relazioni (questo specialmente per le donne immigrate) ristretta e quindi con intorno una rete costituita da persone anch’esse in condizione di difficoltà.
In questo modo alla loro condizione di povertà o di rischio di povertà di donne vittime di violenza si aggiunge una “povertà di relazioni” che le limita ad acquisire un’autonomia socio-economica.
Un’ulteriore criticità è da considerare: per le donne sopravvissute alla violenza, spesso, ancor più che per le altre, è spesso negata loro la possibilità di trovare un’occupazione che risponda in qualche modo ad aspettative, attitudini e competenze possedute. Questo a tutti i livelli di istruzione formale e informale. Allora sono costrette a ripiegare in quanto “ci si deve accontentare” su lavori che consentano, nel migliore dei casi, il proprio sostentamento e quello dei figli e le figlie “dimenticati” dai padri.
I progetti e le attività
E’ proprio in considerazione di quanto appena detto che Differenza Donna, in questi anni, ha attivato una serie di progetti/attività finalizzati all’empowerment delle donne anche attraverso percorsi di orientamento/bilancio di competenze, ricerca attiva e accompagnamento al lavoro volti ad offrire l’opportunità di migliorare le modalità di inserimento lavorativo delle donne sopravvissute alla violenza attraverso una serie di attività mirate a favorire la elaborazione e la realizzazione di percorsi per la conquista/ri-conquista della piena autonomia anche attraverso la formazione e il lavoro, percorsi che non rispondono soltanto ad esigenze di “sostentamento” delle donne ma attraverso cui soddisfare anche il loro bisogno di realizzazione personale e professionale.
A tale proposito Differenza Donna, oltre a servirsi di esperte di consulenza orientativa e bilancio di competenze, ha anche attivato percorsi formativi per le operatrici dei Centri Antiviolenza finalizzati all’acquisizione di abilità specifiche in tema di empowerment legato all’accompagnamento al lavoro, oltre a questo l’Associazione sta elaborando metodologie e strumenti specifici per “l’orientamento professionale di genere”.