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Comunicato Stampa – Sdegno e Indignazione per la motivazione della Sentenza della Corte d’Appello di Milano in tema di violenza sessuale

Noi di Differenza Donna siamo determinate a non rimanere in silenzio di fronte all’ennesima ingiustizia perpetrata ai danni di Barbara D’Astolto, poiché il collegio non solo minimizza il trauma subito dalla vittima, ma ribadisce il vecchio paradigma che continua a gravare sulle donne: in caso di aggressione sessuale l’onere della difesa è delle donne. La Corte sostiene infatti che, nei venti-trenta secondi in cui l’imputato ha toccato la vittima senza il suo consenso, lei avrebbe potuto andarsene.

Questa affermazione, sottolinea l’avvocata Teresa Manente, ignora totalmente la realtà psicologica e fisica che le donne vivono in situazioni di aggressione sessuale e rappresenta una grave inversione della responsabilità: chi subisce la violenza viene biasimato, mentre chi la compie viene giustificato. Questo tipo di argomentazione è frutto di una mentalità patriarcale, che non ha alcun posto nella giustizia moderna.
Quando parliamo di violenza sessuale, il punto focale è, e deve essere, il CONSENSO. E in questo caso, come in tanti altri, il consenso non c’era. Eppure, invece di riconoscere questo fatto fondamentale, la Corte sposta l’attenzione sull’assenza di una minaccia esplicita e sulla “normalità” della corporatura dell’imputato che dunque non faceva paura alla donna.
Come se la violenza sessuale fosse meno grave perché non accompagnata da una minaccia fisica evidente o da una coercizione visibile.
Faremo ricorso per cassazione perché è irrinunciabile promuovere un cambiamento culturale giuridico che ponga finalmente il consenso al centro del reato di violenza sessuale, così come già raccomandato da numerose istituzioni internazionali.

Non possiamo più accettare che si chieda alle donne di difendersi o di reagire per vedere riconosciuta la violenza che subiscono.
Il 23 settembre Differenza Donna sarà al Campidoglio per affrontare nel dettaglio le problematiche giuridiche e sociale delle molestie sessuali sul lavoro”.

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